Musicoterapia al Gaslini, al via il progetto coordinato da Echo Art

La cura delle note. L’ultima frontiera della musicoterapia (LaRepubblica.it)

La cura delle note. L’ultima frontiera della musicoterapia (LaRepubblica.it)

Per la prima volta la musica entra come programma terapeutico in un reparto d’ospedale a Genova.
Ed è un’esperienza pilota in Italia (a fianco di altri tre soli casi, in Lombardia, Friuli e Marche).Accade all’ ospedale San Martino di Genova, nel reparto di Psico-oncologia guidato dall’ équipe della dottoressa Giovanna Ferrandes e rientra nel progetto “Qualità della vita del paziente” promosso dal nosocomio. Così, nel padiglione 10, c’ è una stanza dedicata alla “musicoterapia”, cui possono accedere però tutti i pazienti oncologici dell’ intero San Martino. «Per la prima volta a Genova e in tutta la Liguria un progetto di musicoterapia è condiviso dalla direzione sanitaria dell’ ospedale e costruito con l’ equipe medica», spiega Davide Ferrari, direttore dell’ associazione Echo Art, musicoterapeuta specializzato, grande motore della nuova realtà e co-curatore di un progetto per l’apertura di un centro di musicoterapia per l’infanzia a Sarajevo.

Il finanziamento delle attività arriva interamente dall’ associazione Antonio Lanza, che da anni raccoglie fondi per equipaggiare e sostenere il lavoro dei medici del San Martino. E questa mattina, alle 11.30, nella sala del Camino di Palazzo Ducale, proprio l’ associazione presenterà i risultati del primo ciclo di lavoro con il primario del reparto, Andrea Bacigalupo, Giovanna Ferrandes, Davide Ferrari ed Alessandra Agnese, responsabile del progetto di arteterapia nello stesso ospedale. «Con ciascuno dei pazienti spiega Davide Ferrari – la “terapia” va costruita individualmente. Esistono due livelli di lavoro: uno attivo, in cui si suona e si canta, improvvisando. Non è una prestazione musicale, ma l’ utilizzo di musica e strumenti per un’ esperienza nuova, che ha anche aspetti fisici, con la stimolazione motoria che si innesca suonando uno strumento. Ritrovando, spesso, ciò che la malattia toglie». Più delicata, e strategica, la parte “passiva”. Si svolge attraverso l’ ascolto musicale, e qui, ancor di più, la conoscenza del paziente deve essere meticolosa – ed ecco perché è fondamentale la stretta collaborazione con l’ equipe medica. «C’è una fase dedicata al rilassamento – continua Ferrari – che va cucita su ogni paziente, c’ è chi si rilassa con la classica, chi con il rock. Poi un momento in cui far emergere l’ emotività e qui non si può sbagliare».

A confermare la necessità di studiare interventi individuali di musicoterapia, è Gerardo Manarolo, presidente nazionale dell’ Apim (associazione professionale italiana musicoterapisti), docente nel corso di laurea di Riabilitazione psichiatrica all’ Università di Genova e direttore del Corso triennale di Musicoterapia di Casa della Musica: «Il compito del musicoterapista è quello di trovare la musica che c’ è nell’ altro, accordarsi con essa. Il terapista spesso, a quel punto, prova il dolore della persona con cui lavora». Fondamentale, per il terapista, è la «capacità d’ improvvisazione – spiega Manarolo – così come nel jazz: e il suo tema è il paziente». Dall’autismo ai disturbi del linguaggio, dall’ Alzheimer al Parkinson, solo recentemente la musicoterapia comincia ad avere efficaci applicazioni in ambito oncologico. Ma quali sono i risultati, concreti, della musicoterapia? Ferrari spiega le proprie esperienze, con i primi sette pazienti, al San Martino, e con quelli precedenti nella sua lunga carriera: «Le persone riescono a rilassarsi, spostando la propria concentrazione dalla malattia a qualcosa che le coinvolge molto di più. Poi, durante la malattia tumorale, è molto diffusa una costante sensazione di freddo, a fine seduta il 90% dei pazienti dice di avere una forte e ritrovata sensazione di calore».
MICHELA BOMPANI – La Repubblica
29 novembre 2008

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(Il Secolo XIX)